In successi dell’export e i danni delle barriere veterinarie, le liberalizzazioni dei mercati, il sistema di promozione all’estero dopo la soppressione dell’ICE, l’importanza dei salumi DOP e IGP, i nuovi valori nutrizionali dei salumi italiani. Di questo e di molto altro si è discusso al Convegno “Carni e salumi: un potenziale di crescita per il Paese” organizzato con il patrocinio del Senato della Repubblica da ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e Salumi), IVSI (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani) e ISIT (Istituto Salumi Italiani Tutelati).
Come chiarito da Lisa Ferrarini nel suo saluto iniziale, il comparto ha voluto fortemente questo appuntamento per aprire un dialogo positivo e costruttivo con le istituzioni italiane ed europee. Il che non significa chiedere finanziamenti: ciò di cui il settore ha veramente bisogno oggi è che le istituzioni pubbliche mettano in condizioni le aziende di crescere e di conquistare nuovi mercati, contribuendo a creare uno sviluppo sano e solido per il Paese.
Il mondo dei salumi e della carne suina, infatti, produce un fatturato di oltre 10 miliardi di euro e, nel 2011, ha esportato oltre un miliardo di Euro confermando una crescita che negli ultimi anni è sempre stata molto sostenuta (+11% in quantità, +7% in valore).
Si ratta di un dato molto importante in un momento in cui diminuiscono i consumi interni, crescono i costi produttivi e diventa sempre più complesso l’accesso al credito.
Tuttavia, il settore avrebbe potuto fare molto di più: le perdite dovute alle mancate esportazioni derivanti dalle barriere veterinarie e tariffarie esistenti si possono infatti prudenzialmente stimare in 250 milioni di Euro. Una cifra che potrebbe essere realizzata già dal primo anno di liberalizzazione degli scambi.
La prima tavola rotonda: buoni per la salute, buoni per il territorio
Il Convegno si è articolato in due parti, ognuna introdotta da due relazioni che hanno fornito il materiale per una tavola rotonda che ha messo a confronto i rappresentanti istituzionali e i produttori.
La prima sezione, moderata da Anna Scafuri, Giornalista RAI del TG1, ha visto infatti la partecipazione di Michele Corradino, Capo di Gabinetto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Paolo Scarpa Bonazza Buora, Presidente Commissione Agricoltura del Senato, Elisabetta Bernardi, nutrizionista dell’Università di Bari.
I nuovi dati nutrizionali
In questa parte Mario Colombo, Presidente dell’INRAN, ha presentato i nuovi dati nutrizionali dei salumi italiani. I risultati in termini di diminuzione del sale e dei grassi, la drastica riduzione dei conservanti – per non parlare della loro totale assenza in molti prodotti – certificano il valore aggiunto che solo l’industria di trasformazione è in grado di dare alla grande tradizione del made in Italy alimentare. Solo l’industria è infatti in grado di garantire la capacità, la lungimiranza e la volontà di investire nella ricerca scientifica e tecnologica per continuare a migliorare i salumi italiani, renderli sempre più adatti allo stile di vita moderno senza rinunciare alla tradizione e al gusto tanto apprezzato dai consumatori di tutto il mondo.
Il valore dei prodotti DOP e IGP
A seguire, il Presidente di ISIT, Francesco Negroni ha svolto una interessante relazione sull’importanza dei salumi DOP e IGP. Mentre le produzioni tutelate rappresentano per il settore agroalimentare circa il 7-8% del giro d’affari totale, nel caso del settore dei salumi registrano una percentuale più significativa: circa il 25% del giro d’affari della salumeria italiana è rappresentato dai prodotti DOP e IGP.
A partire da questa situazione, Negroni ha messo a fuoco alcune tematiche strategiche che aiuterebbero i consorzi di tutela per far crescere il valore dei prodotti tutelati. In particolare ha sottolineato la necessità di una normativa che consenta di limitare le pratiche svalorizzanti (contrastando quelle operazioni commerciali e promozionali che comportano rischi di svalorizzazione dell’immagine di questi prodotti) e di strumenti di programmazione produttiva che evitino eccessi di offerta. Servirebbe inoltre una maggiore trasparenza nell’etichettatura delle private Label, visto che oltre il 50% dei consumatori è convinto che i prodotti DOP e IGP a marchio privato siano prodotti o comunque controllati e garantiti dalle catene distributive. Infine va potenziato il servizio di Vigilanza per evitare frodi e indebite appropriazioni delle denominazioni tutelate: una attività che andrebbe sostenuta istituzionalmente, anche potenziandone le modalità attuative (es. protezione ex officio) e l’efficacia, attraverso una adeguata razionalizzazione. Per raggiungere questi obiettivi, infine, occorre una maggior cooperazione e coordinamento tra i consorzi, nello spirito di quanto fa ISIT da moti anni. Ciò permetterebbe loro di creare tutte le sinergie ed economie di scala possibili, fronteggiare compatti e coesi i mercati e condividere le competenze in un contesto di confronto stabile, funzionale, dinamico, partecipato.
A proposito della valorizzazione delle DOP e delle IGP, Michele Corradino, Capo di Gabinetto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha anticipato alcuni dei contenuti dell’annunciato provvedimento per la tutela e la promozione della qualità dei prodotti agroalimentari, in fase di definizione al MIPAAF. In particolare ha ricordato la volontà di rendere più incisiva la vigente legislazione a presidio della qualità e tracciabilità dei prodotti agroalimentari, affinché le produzioni DOP e IGP, che costituiscono il fiore all’occhiello dell’intera economia agroalimentare nazionale, possano essere adeguatamente difese e valorizzate. Ha inoltre ricordato l’impegno del Ministro Catania, in sede comunitaria per supportare la richiesta di una regolamentazione dei volumi produttivi e della protezione ex-officio. Infine il dott. Corradino ha brevemente illustrato le importanti novità, per i rapporti contrattuali nella filiera agroalimentare e i termini di pagamento, contenuti nel recente decreto liberalizzazioni. Si tratta di un intervento da tempo richiesto dall’industria alimentare che, grazie al Ministro Catania, è stato realizzato e che adesso andrà completato scrivendo con attenzione il decreto attuativo.
Paolo Scarpa Bonazza Buora, Presidente Commissione Agricoltura del Senato, dopo aver espresso soddisfazione per il fatto che l’appuntamento organizzato da ASSICA fosse ospitato al Senato della Repubblica, ha brevemente illustrato le iniziative che il Parlamento ha messo in campo, in questi anni, a difesa del valore di queste produzioni. In particolare, per ciò che attiene l’attività del Parlamento in questo ultimo scorcio di legislatura, ha garantito l’appoggio parlamentare e l’impegno bipartisan nella commissione agricoltura per approvare rapidamente, con i miglioramenti che potranno essere introdotti dal dibattito parlamentare, le ultime proposte del Ministro Catania. A questo sia aggiunge un importante lavoro in atto in Commissione per la semplificazione e la sburocratizzazione. Si tratta infatti di interventi che per lo Stato sono a costo zero ma che hanno un grande impatto sulla competitività delle imprese agricole e agroalimentari.
Per quanto riguarda i dati nutrizionali dei salumi italiani, Elisabetta Bernardi, nutrizionista, ha commentato i positivi risultati della ricerca INRAN/SSICA: i salumi sono oggi alimenti ancora più adatti a tutte le categorie della popolazione italiana. Il contenuto di sale nei Salumi Italiani risulta notevolmente ridotto, in una percentuale che va dal 4% circa fino a oltre il 45% a seconda del prodotto. Inoltre i Salumi presentano oggi un’ulteriore notevole riduzione del contenuto in grassi e, grazie alle moderne tecniche di allevamento, ne risulta ottimizzata anche la qualità compositiva: il contenuto in acidi grassi saturi si è ridotto notevolmente, fino a quasi il 40%, e allo stesso tempo si è ottenuto un equilibrio tra contenuto in grassi saturi e insaturi. In particolare, grassi preziosi come quelli insaturi sono passati dal 30% a oltre il 60% dei grassi totali.
Buoni per l’economia, buoni per il Paese
Nella seconda tavola rotonda, moderata da Nicola Porro, Vice Direttore de Il Giornale, si è discusso di economia: a tema sono stati messi i successi dell’export dei salumi, ma anche i danni derivanti dalle barriere veterinarie, oltre che del futuro del sistema di supporto all’internazionalizzazione. A discuterne sono stati chiamati personaggi del livello di Paolo De Castro, Presidente Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Lorenzo Terzi, Capo Unità “Affari internazionali bilaterali” della DG Salute e tutela dei consumatori della Commissione UE, Alessandro Giordani, Capo Settore Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e Roberto Luongo, Direttore del Dipartimento Promozione Internazionalizzazione ICE.
Internazionalizzazione e promozione: la via per la crescita
Per stimolare il dibattito, il Presidente dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, Nicola Levoni, nel suo intervento ha ricordato l’attività promozionale svolta dall’Istituto in questi anni, con il sostegno delle Istituzioni, che ha consentito un rafforzamento delle nostre esportazioni. Tuttavia, mentre si ridisegnano ruolo, funzioni, dotazioni dell’Ice, è fondamentale evitare gli errori del passato, eliminando dispersioni delle sempre più risicate risorse disponibili e puntando su un forte coordinamento delle attività di tutti gli Enti e le Istituzioni impegnate nell’internazionalizzazione.
In altre parole, per aumentare l’impatto delle azioni occorre oggi ancora di più fare ‘massa critica’ e superare la ‘soglia di visibilità’ delle iniziative sui mercati esteri: occorre una programmazione strategica delle attività, in collaborazione con le associazioni di categoria o con gli enti che promuovono l’intero settore. Serve, in altre parole, una cabina di regia che individui le aree geografiche su cui operare. Perché parte della nostra competitività sui mercati internazionali, dipende dalla competitività del nostro sistema di promozione.
Export: tra grandi successi e occasioni mancate
Nel suo intenso intervento, Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA ha annunciato il record storico delle esportazioni di salumi italiani nel 2011; i prodotti della salumeria italiana hanno raggiunto la cifra record di 1 miliardo e 40 milioni di euro (+7%) per un totale di 138.000 tonnellate (+11%).
L’esistenza di barriere veterinarie, tuttavia, ci escludono totalmente da alcuni importanti mercati o circoscrivono ad alcune categorie la possibilità di inviare salumi. Si tratta di un grosso limite al potenziale sviluppo del nostro settore e del nostro Paese: una situazione che ci provoca danni, ogni anno, per 250 milioni di Euro.
Abbattere rapidamente queste barriere è fondamentale perché il tempo non è una variabile indipendente. Mentre le nostre aziende attendono i necessari provvedimenti, infatti, i concorrenti europei rafforzano i loro legami con i partner extra UE e guadagnano posizioni che saranno difficilmente recuperabili in futuro.
Un esempio che può valere per tutti è quello degli Stati Uniti dove non è consentita l’esportazione dei prodotti a breve stagionatura come i salami, le coppe e le pancette ma solo l’invio dei prodotti cotti come la mortadella e il prosciutto cotto e i prosciutti crudi stagionati oltre 400 giorni, a partire dai Prosciutti DOP come il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele. La mancata vendita stimata è, solo per gli USA, di circa 2.000 tonnellate con un danno per le imprese di trasformazione che può essere quantificato in circa 18 milioni di euro ogni anno. A questo si aggiungono le limitazioni in importantissimi mercati come la Cina, l’Australia o la Corea del Sud.
Molto spesso, infatti, i Governi di Paesi terzi utilizzano le misure veterinarie per introdurre barriere commerciali. In questo contesto abbiamo purtroppo in Italia alcune Regioni dove la suinicoltura è marginale, in cui il livello di sicurezza veterinaria non è all’altezza delle Regioni ad alta vocazione e dei nostri partner comunitari. Questo crea confusione in chi ci guarda da lontano e deve acquistare i nostri prodotti. Abbiamo un mercato interno ormai saturo. È evidente quindi che le nostre aziende per crescere devono guardare all’estero.
La seconda tavola rotonda
Partendo dalle considerazioni del Presidente Ferrarini, Paolo De Castro, ex Ministro delle Politiche agricole e Presidente Commissione Agricoltura del Parlamento, ha sottolineato come sia fondamentale rimettere in ordine l’agenda delle priorità.
A maggior ragione oggi, con una crisi che prosegue, tutto ciò che può favorire l’export dei prodotti agroalimentari deve essere assolutamente prioritario. Basti pensare che il settore alimentare italiano nel 2011 ha esportato 30 miliardi di euro: più del settore della meccanica, comprese le automobili. Occorre quindi prendere le aziende che esportano e comprendere fino in fondo cose gli serve per aumentare la penetrazione sui mercati. Serve un cambio di mentalità per il sistema Italia. Un cambio che ci avvicini di più al modo di lavorare, e di sostenere le imprese, dei nostri partner comunitari. Per i salumi, evidentemente, la priorità è aprire i mercati che ancora non possono essere raggiunti da questi prodotti. Si tratta di un lavoro che oggi può essere solo in parte risolto dagli Stati membri: la Commissione europea oggi può e deve svolgere un ruolo più incisivo.
A questo proposito, Lorenzo Terzi, Capo Unità “Affari internazionali bilaterali” della DG Salute e tutela dei consumatori della Commissione UE ha confermato che oggi lo sviluppo delle esportazioni delle imprese europee verso i Paesi terzi è una delle priorità della Commissione Barroso. Con importanti Paesi come (USA, Brasile, Corea, Cina, eccetera) la Commissione ha in essere accordi quadro che trattano anche gli aspetti veterinari. Per questi accordi, come per molte altre questioni che vengono trattate a livello comunitario, vale il principio per cui “l’unione fa la forza”. Spesso gli Stati terzi provano a dividere il fronte, ma l’esperienza di questi anni dimostra che gli Stati europei, se rimangono uniti, possono ottenere risultati migliori.
Una situazione confermata da Alessandro Giordani, Capo Settore Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Che ha aggiunto l’attenzione dell’Europa per le PMI, che rappresentano il 99% del tessuto produttivo agroalimentare comunitario. Interessante sottolineare come di queste solo il 13% ha una attività economica strutturata fuori dall’UE. Queste imprese internazionalizzate hanno un potenziale di creare occupazione cha arriva fino al 7% in più delle altre. Anche per questi motivi, la Commissione europea ha istituito il Forum di Alto Livello che include operatori lungo tutta la catena alimentare. Questo nuovo gruppo, che agisce nell’ambito di competenza del Commissario Tajani, sta oggi lavorando sulle pratiche contrattuali interaziendali da un lato e sulla competitività nell’industria agroalimentare, competitività che comprende la capacità di avere una proiezione internazionale.
Infine Roberto Luongo, Direttore del Dipartimento Promozione Internazionalizzazione ICE, ha spiegato a una attenta platea qual è il presente quale sarà il futuro dell’Ice e del sistema di promozione all’export. Si sta costruendo una struttura leggera con una cabina di regia snella che vedrà impegnati ministero dello Sviluppo e ministero degli Affari esteri insieme ma con un coinvolgimento importante delle associazioni di impresa, delle camere di Commercio e delle Regioni. L’obiettivo è proprio quello di cercare di evitare quella polverizzazione delle iniziative (tra Ice, regioni, province, ecc.) che in passato hanno diminuito, oggettivamente, l’efficacia del supporto all’export del sistema Paese.