La notizia dell’apertura del mercato USA nei mesi scorsi ha fatto il giro del mondo, attirando l’interesse di media e operatori del settore (vai alla notizia). In occasione dell’evento, la RAI ha informato i telespettatori con diversi servizi da New York curati dalla giornalista Giovanna Botteri, corrispondente per gli Stati Uniti. Diversi i contributi realizzati all’indomani della apertura ufficiale per i TG nazionali, Unomattina (Raiuno), Punto Notte (Raitre) e Porta a Porta (Raiuno). Per questo, a Giovanna Botteri è stato assegnato da IVSI e ASSICA il premio speciale Reporter del Gusto 2013, un premio che da 7 anni viene dato alle migliori firme del giornalismo italiano ed internazionale.
Con l’occasione della partecipazione di IVSI e ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) all’edizione numero 59 del Summer Fancy Food Show di New York, si è tenuta durante la cena celebrativa organizzata dall’Agenzia ICE la premiazione della giornalista RAI.
Leggendo la motivazione del premio, appare chiaro quanto il ruolo dei media sia fondamentale per condividere il successo di una notizia di tale portata: “Nei suoi servizi, Giovanna Botteri è riuscita a dar voce ad un intero comparto del Made in Italy e a trasmettere l’impatto positivo che l’apertura del mercato USA ai salumi a breve stagionatura avrà per l’economia nazionale; una notizia che non ha esitato a definire una svolta epocale”.
Dopo la premiazione, c’è stato modo di fare due chiacchiere con la giornalista, per raccoglierne le impressioni. Ecco come ha risposto alle nostre domande.
TRE DOMANDE A …GIOVANNA BOTTERI
Giovanna Botteri: inviata di guerra, corrispondente RAI da New York, abituata a seguire temi di primario interesse a livello internazionale… e molte altre attività di spicco in campo giornalistico. Cosa l’ha spinta a occuparsi dell’apertura del mercato americano ai salumi italiani?
L’importanza della notizia, per gli Stati Uniti e soprattutto per l’Italia. Per gli americani è il segno che il periodo del protezionismo sta lasciando il posto ad una nuova era, di apertura, di confronti e di interesse sul piano alimentare. C’è attesa tra i consumatori, per i nuovi prodotti italiani DOP/DOC, che arrivano già accompagnati dal marchio d’eccellenza che contraddistingue l’autentico “made in Italy”. Ristoranti e negozi che vendono prodotti nostrani potranno finalmente riempire piatti e scaffali di “roba genuina”, e non imitazioni. E’ un piccolo evento per le tavole americane, raccontato da tutti i media del Paese. Per l’Italia è invece una straordinaria occasione economica in un periodo di crisi. L’apertura di un mercato immenso, ricco e pieno di prospettive!
Da profonda conoscitrice degli Stati Uniti, quali attività ritiene importanti per divulgare la cultura della salumeria italiana sul mercato Americano?
Credo che adesso sia importante far conoscere agli americani, che finora han mangiato salumi del New Jersey, i veri sapori della nostra produzione. E’ evidente che il discorso è molto più generale e riguarda tutti i nostri prodotti, dalla pizza alla pasta passando per i formaggi. Prodotti che vengono largamente venduti, e comprati, nelle peggiori imitazioni dell’originale… bisogna fare una battaglia di conoscenza, più che legislativa sul marchio DOP/DOC e sulla qualità. Il salame che viene messo sulla peperoni pizza non è nemmeno un lontano parente del vero salame. Bisogna arrivare all’America profonda, parlare, come sempre anche alla “pancia” del Paese, non solo ai raffinati newyorchesi, o ai californiani più glamour. E’ un lavoro difficile e lungo da fare, in cui bisognerà avere molte idee, molto coraggio e tanta fantasia. Ma la posta in gioco è altissima, e ne vale la pena.
Ha dedicato il premio “Reporter del gusto” a suo nonno. C’è un motivo particolare?
Mio nonno Domenico, detto Giovanni, faceva il salumaio. Da Strembo, in Val Rendena – Austria Ungheria quando è nato, e poi Italia dopo la seconda guerra mondiale – si è trasferito a Trieste, dove ha aperto, nel rione di San Giacomo, la salumeria Botteri. Mio padre e i miei zii hanno tutti lavorato dietro il bancone, una sorta di rito iniziatico alla vita adulta anche per chi, come mio padre, poi ha deciso di fare altro.
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